Monday 31 December 2012

Bilinguismo per bambini

1 Bilinguismo in Famiglia
Articolo tratto da: http://www.italiansunited.co.uk/famiglie/bilinguismo.htm
blog scritto da Antonella Amati nel Marzo 2007


Riportiamo un breve e interessante documento sul bilinguismo in famiglia. Il documento è stato redatto per l’”Osservatorio linguistico della Svizzera italiana (OLSI)” e si trova allegato al volume “Famiglie Bilingui” di Bruno Moretti e Francesca Antonini.
Nel documento troverete riassunte in maniera sintetica le più recenti teorie e conoscenze sul bilinguismo e una serie di regole ragionate da seguire con i vostri bambini. ( Vedi Documento OLSI)
2 Perché è naturale diventare Bilingui
La possibilità di diventare bilingui per i nostri bambini non è solo una fortuna, ma un dono prezioso.
Con l'esperienza del genitore e non del ricercatore, vorrei parlare di alcuni aspetti dell'essere o del poter essere bilingui per i nostri figli.
Gli studiosi ci suggeriscono che il bambino, fin dalla nascita, è perfettamente in grado di assimilare due o più lingue, se a queste è esposto sufficentemente.
Dobbiamo considerare superati i preconcetti più comuni( Myths ) secondo i quali il bambino che vive a contatto con 2 o più lingue le confonderebbe tra loro, non ne svilupperebbe nessuna adeguatamente, comincerebbe a parlare più tardi, o addirittura avrebbe problemi a scuola o con i compagni.
Nessun dato scientifico supporta queste credenze, ma studi e l'esperienza pratica dicono proprio il contrario: i bambini o i ragazzi bilingui non mescolano mai le lingue fra loro se non volontariamente ed hanno padronanza del linguaggio esattamente come i loro coetanei monolingue (cioè alcuni più altri meno ma ciò in relazione a fattori esterni e non al numero delle lingue parlate).
Un relativo numero di bambini comincia a parlare tardi e ha problemi vari a scuola, ma solo quelli bilingui vengono "notati" e viene attribuito la causa del ritardo all’essere a contatto con più lingue.

Gli studiosi ci dicono che nel cervello di un bambino bilingue si creano a mano a mano due distinti e differenti apparati linguistici da dove il bambino attinge al bisogno. E' come dire che il bambino usa due "scatole magiche" separate da cui tira fuori le parole e le espressioni che gli servono in quel momento. Tutti i genitori di bambini bilingue più grandicelli, vi diranno che i bambini non sbagliano mai lingua nel rivolgersi ad un adulto, e che non mischiano mai le due lingue anche se, all'inizio e fino a circa tre anni, lo hanno fatto.
Due fondamentali capacità spontanee aiutano il bambino nella costruzione del suo linguaggio futuro:
- Quando il bambino inizia la "lallazione" (cioè l’emissione di suoni ripetitivi, a sequenze variamente composte-dadada; gugu; ghigughigu ecc)-attorno ai quattro/cinque mesi, emette dei suoni tipici ripetuti che sono praticamente gli stessi per tutti i bambini del mondo. Solo più tardi, copiando gli adulti, il bambino effettua una specie di screening, che gli fa "dimenticare" suoni e inflessioni che non appartengono alla sua lingua, e quindi non gli servono e "tenere" nel suo bagaglio linguistico solo quelli famigliari.
Questo significa che, alla nascita, ogni bambino è perfettamente in grado di riprodurre qualsiasi suono vocale con cui venga a contatto.
Se i suoni con cui viene a contatto appartengono a più lingue il bambino li assimilerà tutti e non li dimenticherà più.
- L’altra capacità nei bambini molto piccoli che sembra essere assolutamente spontanea nello sviluppo del bambino, è quella di riprodurre le forme grammaticali della propria lingua automaticamente senza doverle studiare, prima di ogni contatto con la scuola. In ogni lingua esistono regole e strutture grammaticali più o meno difficili oltre ad eccezioni e irregolarità. Il riprodurre le regole da parte del bambino quindi non è solo un semplice copiare l’adulto, ma sembra che il bambino abbia una specie di capacità “creativa” nel formulare le proprie frasi. Certo questo è un processo lungo che dura nel tempo e passa attraverso tentativi ed errori frequenti che spariscono o diminuiscono in età scolare.
Gli studi in materia hanno messo in luce che queste due speciali capacità del bambino molto piccolo, diminuiscono e poi scompaiono quasi del tutto fra gli otto e i dodici anni. Dopo questa età, le complicazioni sociali e comportamentali che entrano in gioco rendono difficile l’acquisizione spontanea della lingua.
E’ quindi importante che il bambino venga messo in contatto con una seconda lingua prima di questa età cruciale.
Dopo questa età imparare una lingua potrà comunque essere facile , ma sarà “a tavolino”, cioè con lo studio sistematico con tutto ciò che esso comporta.

In altre parole il bambino comincerà a parlare una seconda lingua se qualcuno parlerà con lui quella lingua se non dalla nascita, dalla più tenera età e se avrà il bisogno e il piacere di esprimersi con essa .
Fatte queste osservazioni sull’età favorevole ad imparare una seconda lingua, permettetemi una domanda:
perché in quasi tutte le scuole in Europa l’introduzione dello studio delle lingue straniere è quasi sempre nelle scuole superiori, cioè subito dopo la pubertà, cioè appena si è persa la capacità spontanea a diventare bilingui?
“Children are born ready to become bilinguals and multilinguals. Too many are restricted to becoming monolinguals.[...] No caring parent or teacher denies children the change to develop phisically, socially, educationally or emotionally. Yet we deny many children the change to develop bilingually and multilingually. (Baker C., 1995, A parents' and teachers' guide to bilingualism, Multilingual Matters, Clevedon.)
3 Suggerimenti
Queste vogliono essere solo indicazioni generali dettate dall’esperienza personale, dal contatto con persone e situazioni bilingui, e dallo studio di testi specifici sull’argomento. Ogni situazione è però diversa, quindi ognuno saprà adattarsi alle esigenze specifiche proprie e del proprio bambino.

QUANDO INIZIARE A PARLARE NELL’ALTRA LINGUA

Pensiamo che, in ogni caso, è preferibile iniziare a parlare al bambino in due lingue fin dalla nascita. Se un bambino viene esposto alle due lingue fin dall’inizio penserà che il mondo è fatto così: la mamma parla in un modo e papà invece in un altro (oppure: a casa si parla così e fuori invece così) e lo troverà assolutamente normale e accettabile.
Anche un bambino un po’ più grande, in età prescolare o che ha iniziato la scuola da poco, avrà comunque buone possibilità di acquisire spontaneamente una seconda lingua. A questa dovrà però essere avvicinato con naturalezza, senza forzature e legando la seconda lingua ad attività piacevoli a lui gradite (il gioco con altri bambini bilingui o che parlino l’altra lingua, sopra a tutte; il canto figurato e l’ascolto di canzoni; la lettura di libri e favole per bambini con una persona adulta che parli la seconda lingua; la visione di cartoni animati o programmi per l’infanzia già noti e non nella seconda lingua ecc).

QUALE METODO SCEGLIERE?
Bisogna scegliere per il bambino un modo per avvicinarlo alla seconda lingua e non cambiarlo più. Questa scelta dipende in genere dalla situazione famigliare in cui si vive.
Di solito i metodi sono: “ una Persona, una Lingua” o “ un Ambiente, una Lingua” a seconda che le coppie di genitori siano miste o di stessa nazionalità.
Nel primo caso sarebbe opportuno che ambedue i genitori parlassero o cercassero di imparare anche l’altra lingua. Parlando sempre e solo la propria lingua in famiglia si crea meno confusione per il bambino e un ambiente più armonioso.
Se la madre è straniera e il papà del luogo, in genere l’acquisizione spontanea e precoce della seconda lingua è più semplice. Questo a patto che la mamma si rivolga al bambino sempre nella sua lingua ( e traduca ciò che dice in presenza di persone del luogo) e non cambi in seguito il suo modo di fare.
Quando il padre è straniero di solito le cose sono più difficili.
In questo caso la convinzione che l’eventuale bilinguismo del bambino è assolutamente prezioso per lui deve assere forte e radicata.
In questa situazione il papà dovrebbe comunque scegliere di parlare sempre la sua lingua con il bambino, mentre entrambi i genitori dovranno dedicare maggiore attenzione alla sua educazione bilingue supportandolo frequentemente con interventi rafforzativi della seconda lingua.
Nel caso di genitori della stessa nazionalità che vivono in un paese straniero il metodo “ un Ambiente, una Lingua” è, almeno all’inizio, di più facile applicazione. I genitori possono parlare la lingua straniera a casa (ed eventualmente nella casa dei nonni), e parlare la lingua del luogo in tutte le altre situazioni.

COME RAFFORZARE LA SECONDA LINGUA

Rafforzare la seconda lingua con interventi di sostegno sarà comunque utile in tutti i casi, specialmente quando il bambino comincerà ad andare a scuola o avrà contatti più frequenti con i bambini del luogo.
Per rafforzare la seconda lingua si può innanzi tutto cercare di organizzare frequenti contatti di gioco con altri bambini in situazioni simili; passare le vacanze il più spesso possibile nel paese straniero; aiutarsi con cd, dvd, libri nella seconda lingua; inventare giochi da fare solo in quella lingua. Un aiuto per quando i bambini cominciano la scuola, è di procurarsi un libro della scuola elementare italiana, e, parallelamente alla scuola inglese iniziare lo studio della lingua italiana.
Attenzione che niente sia forzato o non gradito ai bambini. Il risultato sarebbe inevitabilmente l’opposto di quello sperato. Cercate di essere il più naturali ed entusiasti possibile nel proporre al bambino le attività di supporto. Se comunque questo non basta, e il bambino ha reazioni negative, cambiate attività o rimandatela ad un altro momento, ma comunque non desistete. Anche nei casi in cui sembra che il bambino non acquisisca nulla e non reagisca, gli starete comunque costruendo una base solida su cui costruire il proprio bilinguismo in futuro.

TENERE UN DIARIO
E’ interessante e divertente tenere un diario di tutte le parole che vostro figlio dice giorno dopo giorno.
Si può cominciare molto presto con l’annotare i primi suoni che emette e continuare con i primi tentativi di comporre parole e le prime parole vere e proprie.
Per le due lingue io faccio così: con un colore segno le parole in italiano, con un altro quelle in inglese e con un altro ancora quelle comuni alle due lingue e i nomi propri. Posso così capire “a vista” i progressi nelle due lingue e se e quando una prende il sopravvento sull’altra. Il diario, oltre che utile, sarà un bellissimo ricordo da tenere per il futuro.

NON FINGERE MAI
Mai fare finta di non aver capito se il bambino si rivolge al genitore straniero nella lingua del luogo o viceversa. Accadrà molto spesso che vostro figlio vi parlerà con una lingua diversa dalla vostra. Quando è molto piccolo, in genere prima dei tre anni e non formula ancora che poche e semplici frasi, userà la parola che prima gli viene in mente, o quella più facile da pronunciare. Non correggetelo MAI traducendo la parola in italiano con tono stizzito o con frasi come”no, con me devi dire......”. Provocherete nel bambino solo confusione e delusione perché penserà di avervi contrariato senza capirne il motivo. Semplicemente ripetete con entusiasmo la parola “incriminata” nella vostra lingua facendogli capire che avete compreso ciò che vuole e siete contenti che si è sforzato di esprimersi. Se il vostro bambino italo/inglese vuole un cucchiaio e vi dice “pun, pun” rispondete con entusiasmo”Siiii! Vuoi un cucchiaino?! Ecco prendi.” Molto probabilmente continuerà a chiedervi “pun”(molto più facile che dire c.u.c.c.h.i.a......), ma sicuramente se gli chiederete “mi prendi un cucchiaino?” vi porterà l’oggetto richiesto senza esitazioni.
Anche quando vostro figlio sarà più grande e si esprimerà meglio anche nella vostra lingua potrà capitare che vi parlerà nella lingua locale. Un caso tipico è un bambino che torna da scuola e vi racconta quello che ha fatto, nella lingua che parla a scuola. Di nuovo non fate mai finta di non capire per forzarlo a parlare la vostra lingua. In quel momento lui vuole un vostro consiglio o un vostro commento.
Focalizzare l’attenzione da parte vostra sul modo e non sul contenuto, cioè su come e non su cosa vi sta dicendo, sarebbe un grave sbaglio e potrebbe provocare in lui frustrazione e risentimento. Come riporta il documento dell’OLSI, prima viene il bambino, e poi la o le lingue che parla, cioè prima vengono i contenuti poi le forme.
Di nuovo rispondete al bambino nella vostra lingua in maniera del tutto naturale. Lui vi capirà comunque e anche questo sarà un passo importante nella sua formazione bilingue.

NON MESCOLARE MAI LE LINGUE
Cercate di non mescolare le lingue mentre parlate se non volete che il bambino lo faccia a sua volta. A volte chi vive in un paese di lingua differente dalla propria è portato, mentre parla, a “prendere in prestito” parole e frasi dell’altra lingua che in quel momento affiorano alla mente. Meglio evitare di mischiare le lingue da parte vostra o il bambino penserà che è lecito farlo e vi copierà, o semplicemente confonderà parole e modi di dire nelle due lingue e faticherà molto di più a districarsi tra di esse.

VACANZE
Cercate di far passare le vacanze ai vostri figli bilingui nel paese della lingua che non parlano dove vivono. Cercate di portarli dalla nonna che “cucina i loro piatti preferiti”, o dai cuginetti con cui poter giocare. Prendete anche in considerazione, quando è più grande, di mandarlo per un periodo da solo dai cugini o dagli zii, o addirittura di andare per un periodo più lungo nell’altro paese, e fargli frequentare per qualche tempo la scuola locale.