Monday 11 June 2012

Bilinguismo: miti da sfatare

Il bilinguismo è stato nel tempo oggetto di tanti falsi miti.
Vediamone alcuni:
1. E’ bilingue chi parla perfettamente due o più lingue.
Falso!
Chi può essere definito bilingue? Possono essere definiti bilingui tutti coloro che imparano (anche in momenti diversi della loro vita) e fanno uso di più lingue, a vari livelli di competenza. Il termine bilingue viene di solito usato come termine generale, ad includere anche i plurilingui.
Nel caso di apprendimento infantile di due lingue si parla di bilinguismo precoce (che può esseresimultaneo nel caso che le due lingue siano presenti nel repertorio del bambino entro i 3 anni di età; oppure consecutivo, se la seconda lingua si inserisce tra i 3 e i 6 anni), altrimenti, si parla dibilinguismo tardivo (solitamente, si definisce così quello dai 6 anni in poi).
2. La maggior parte della popolazione mondiale è monolingue.
Falso!
Si calcola che nel mondo 1:3 della popolazione parli quotidianamente più lingue e che molte più persone siano quelle che alternano più lingue anche se non quotidianamente.
3. Il bilinguismo ritarda o danneggia lo sviluppo cognitivo.
Falso!
Le peculiarità del processo di acquisizione nel caso di bilinguismo precoce devono essere tenute sempre presenti, altrimenti si corre il rischio di interpretare erroneamente i risultati come deficitari rispetto al monolinguismo. Si rischia cioè di cadere nel pregiudizio contro il plurilinguismo che ha visto come sostenitori anche esponenti del mondo scientifico e che è a volte ancora radicato nella mentalità comune: si diceva che i bilingui si dicevano non avessero il doppio delle competenze, ma la metà,  ed erano detti perciò semilingui.
Al contrario oggi il plurilinguismo viene percepito come una ricchezza sia a livello individuale che comunitario (si veda la scelta del plurilinguismo fatta dall’UE) e se ne sottolineano i vantaggi a livello comunicativo (per le relazioni interpersonali), culturale (esperienza e conoscenza di più culture), cognitivo (capacità più flessibili e creative).
4. I bilingui non riescono a separare bene i due sistemi linguistici e fanno confusione.
Falso!
Il fenomeno di mischiare più lingue o di passare da una lingua all’altra nello stesso discorso (‘code-mixing/switching’) veniva percepito in passato come ‘spazzatura’ o ‘insalata verbale’ e visto molto negativamente. Oggi si sa che questo un fenomeno normale, comune e diffuso tra i bilingui e nelle comunità bilingui.
5. Il bilinguismo è uguale per tutti: le lingue o si sanno o non si sanno.
Falso!
I bilingui sono molto diversi tra loro, per l’influenza di diversi fattori, che hanno come esiti diverse rappresentazioni mentali delle due lingue e diversi modelli di uso delle due lingue.
Per capire quali altri fattori possono entrare in scena nel caso del bilinguismo, analizziamo 3 fattori che, interagendo, danno luogo a ben 6 tipologie diverse di bilinguismo all’interno del bilinguismo precoce simultaneo. Se si considerano infatti:
-lingue dei genitori
-situazione sociolinguistica del contesto/comunità
-modalità di uso delle due lingue/ strategie discorsive
possiamo avere situazioni molto diverse tra loro. Ad esempio, consideriamo una coppia mista, formata da un madrelingua francese e uno tedesco, che vivono ad esempio in Francia. Questi genitori possono scegliere se esporre i figli alle due lingue o al solo francese. Se la stessa coppia vivesse in Italia, le possibilità di scelta sarebbero ancora altre.
E’ importante sottolineare che i bilingui quasi sempre:
  1. usano le diverse lingue a scopi diversi (variabilità funzionale tra i codici)
  2. non hanno lo stesso grado di competenza nelle diverse lingue (competenza sbilanciata)
  3. differiscono tra loro per il diverso ruolo dei diversi fattori nelle diverse situazioni (differenze inter-individuali)
  4. le competenze linguistiche variano nel tempo (differenze intra-individuali)
6. Una volta apprese, le lingue non si dimenticano.
Falso!
Gli studi dimostrano che il bilinguismo, oltre ad essere non uniforme, è anche INSTABILE. La competenza individuale linguistica e plurilinguistica può variare nel tempo. Quando questa variazione sia in senso negativo, cioè di perdita di competenze, si parla di perdita individuale (‘individual language loss’) o erosione (‘attrition’).
Solitamente, l’erosione viene studiata in soggetti pluringui ma l’ambito, nel suo complesso, prevede lo studio anche dei monolingui. Le conoscenze linguistiche possono essere perse, infatti, anche a livello di comunità, quando ad esempio di abbandona una lingua per un’altra (‘language shift’ o ‘death’), o a livello individuale (a causa di un’afasia o di una patologia neurodegenerativa).
6. Per le lingue, vale sempre il motto ‘prima è, meglio è’.
Falso!
Le speculazioni teoriche su questo punto, parlano di un processo parzialmente non lineare: purchè ci sia l’acquisizione di una prima lingua madre in età precoce, il sistema rimane plastico, dunque riciclabile per altre lingue e incline anche a perderle. La nozione di periodo critico, cioè di un periodo finestra entro il quale è possibile apprendere le lingue e fuori dal quale il processo diventa quasi impossibile, è vero solo per la lingua madre, mentre resta sempre possibile imparare altre lingue, anche se possono aumentare i tempi o le difficoltà.
Con l’avanzare dell’età, la capacità di apprendere una lingua declina, dunque, ma lentamente, mentre il rischio di perdita di una lingua già acquisita è drasticamente ridotta (e quindi l’erosione è meno evidente) se le condizioni richieste per tale perdita (ad esempio, se la lingua non si pratica) si verificano dopo aver compiuto i dieci anni. Al contrario, un bambino esposto ad una lingua solo da piccolo, la perde completamente se gli viene a mancare tale esposizione, come accade nel caso di bambini adottati.
7. Il bilingue è un monolingue x2.
Falso!
Il bilingue non è la somma di due parlanti monolingui ma un’entità con caratteristiche proprie, distintive, che devono essere considerate, soprattutto quanto si tratti di situazioni cliniche, come ad esempio la valutazione neurolinguistica di bambini con disturbi del linguaggio.
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Fonti per questo post:
Baker C. & S. Prys Jones (1998). Encyclopaedia of bilingualism and bilingual education. Clevendon: Multilingual Matters.
De Fina A. (1989). Code-switching: grammatical and functional explanations. Rassegna Italiana di Linguistica, 32, 107–140.
Francis N. (2010). Imbalances in bilingual development: a key to understanding the faculty of language. Language Sciences (2010), doi:10.1016/j.langsci.2010.03.001.
Grosjean F. (1985). ‘The bilingual as a competent but specific speaker-hearer.’ Journal of Multilingual and Multicultural Development 6, 467–477.
Pallier C. (scaricato dalla rete 6-IX-2010). Critical periods in language acquisition and language attrition Unite de Neuroimagerie. Cognitive, INSERM U562, SHFJ & IFR 49, Orsay, France.
Per approfondimenti:
Khattab G (2002). ‘/l/ production in English-Arabic bilin- gual speakers.’ International Journal of Bilingualism 6, 335–353.
Early Bilingualism and Child Development. Michel Paradis & Yvan Lebrun (Eds.). Lisse, The Netherlands: Swets & Zeitlinger B. V., 1984. Pp. 235.

Acknowledgements:
http://www.babytalk.it/wordpress/bilinguismo-miti-da-sfatare/